LE IPAB DEL PIEMONTE VERSO IL "RIORDINO".......OVVERO VERSO LA PRIVATIZZAZIONE

Torino -

A sedici anni dal famigerato Decreto Legislativo 207/2001, con il quale si cercava di dare in pasto a soggetti privati una vasta branca di servizi pubblici di fondamentale importanza sociale e a differenza di quanto succede in altre regioni d’Italia dove l’assistenza alle fasce più svantaggiate della popolazione è ormai quasi solo più un business, in Piemonte accanto alle strutture privatizzate nel corso degli anni (circa 400) sopravvivono tantissimi Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficienza (IPAB) che operano in regime di diritto pubblico: ad oggi sono più di 200 tra strutture per anziani, minori, scuole materne ed enti che svolgono attività sociali di vario tipo.

 

Ma quella che sembrava un’oasi, non certo felice a causa di tagli sempre maggiori e ristrettezze, ma almeno poco ricettiva rispetto a quei processi di privatizzazione già avallati con un norma regionale del 1991, è destinata ad essere cancellata quasi del tutto: infatti, con la Legge regionale 2 agosto 2017, n. 12 «Riordino del sistema delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza» il Consiglio regionale ha teso ancora una volta la mano (anzi due) a cooperative e sanità privata, sviluppatesi con la scusa di affiancarsi, per poi sostituirsi, a un’assistenza pubblica in difficoltà da anni.

 

Come già sta succedendo in tanti asili nido comunali, in quasi tutte le IPAB i lavoratori vedranno trasformato il loro rapporto di lavoro da pubblico a privato, con le conseguenze che tutti conosciamo da anni: riduzione dei salari, compressione dei diritti, peggioramento delle condizioni di lavoro e licenziamenti indiscriminati, con la conseguente diminuzione della qualità dei servizi erogati all’utenza e, paradossalmente, maggiori spese per le casse pubbliche. Oltretutto nella legge si parla anche di possibili fusioni tra IPAB, fattore che non potrà che relegare in secondo piano le specificità dei soggetti socialmente fragili.

 

Negli ultimi due mesi i sindacati maggioritari hanno già iniziato a collaborare a questa triste operazione, sostenendo che si tratta della semplice attuazione di una legge, o affermando che la nuova norma regionale fa salva per qualche struttura l’ipotesi di rimanere pubblica (trattamento riservato a meno del 10% degli enti interessati), ma come organizzazione sindacale da sempre al fianco dei lavoratori e promotrice della gestione pubblica dei servizi locali, crediamo invece che sia ora di riaffermare con decisione la natura pubblica delle IPAB e dell’intero sistema socio-sanitario regionale (sul quale vecchi e nuovi gruppi economici stanno “investendo sul sociale” ai danni dei lavoratori), e dire un secco e perentorio NO a queste privatizzazioni striscianti, astutamente spiegate dal legislatore come “inevitabili”, ma che nascondono una realtà fatta di contratti da fame e drastiche riduzioni di personale.

 

              NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLE IPAB! 

             NO ALLA MERCIFICAZIONE DEL SOCIALE!